Perle di fiume, perle coltivate, perle artificiali…
In bigiotteria e gioielleria si utilizzano vari termini “commerciali” per identificare e caratterizzare i vari tipi di perla. Sentiamo quindi parlare di perle di fiume, perle di lago, perle di acqua dolce, perle oceaniche, perle di mare, perle di acqua salata, perle cerate, perle di maiorca, perle di kultra…
Ma cosa significano effettivamente questi termini? Quali perle sono naturali e quali artificiali? E tra le perle naturali, come si distinguono le perle naturali da quelle coltivate?

Perle naturali e perle coltivate
Dando per scontato che le perle artificiali (o “false”) sono interamente prodotte dall’uomo, sul significato di “perle naturali” dobbiamo intenderci. Ormai nessuna perla in commercio è completamente naturale, ossia prodotta in natura senza alcun intervento umano. Quasi tutte le perle naturali vengono oggi infatti sì prodotte dalle ostriche, ma da ostriche coltivate, indotte dall’uomo a produrre le perle.
Per capire meglio, vediamo di descrivere come nascono le perle.
Le perle sono prodotte da molluschi perliferi, in genere bivalvi, principalmente le ostriche: sono quindi prodotte da un essere vivente.

Sull’etimologia del nome due sono le ipotesi prevalenti: che derivi dal latino pirula, diminutivo di pirum (= pera), per similitudine della forma del frutto, oppure, sempre dal latino pernula, diminutivo di perna (= coscia), termine con cui ci si riferiva ad una conchiglia dalla forma simile alla coscia di maiale (prosciutto).
La perla in natura si forma quando un corpo estraneo, un “intruso”, che può essere un parassita, un pezzo di conchiglia o un granello di sabbia, si ferma all’interno della cavità dell’ostrica. Questa, non potendo espellere il fastidioso corpo estraneo, lo rende innocuo andando a ricoprirlo con strati successivi di madreperla, detta anche nacre. L’ostrica secerne starti concentrici di madreperla che, negli anni, vanno ad accumularsi strato su strato, formando la perla.
La madreperla è una sostanza composta da cristalli di aragonite, un minerale costituito da carbonato di calcio (CaCO3), e conchiolina, una sostanza organica che funge da collante, permettendo l’aggregazione dei cristalli di aragonite.
Come già anticipato, le perle “naturali”, ossia quelle che si formano per caso in natura senza alcun intervento umano, sono oggi estremamente rare. La maggior parte delle perle in commercio è di allevamento (o di coltura, che dir si voglia). Le perle coltivate vengono prodotte innestando artificialmente il corpo estraneo, detto nucleo, all’interno del mollusco. Questo processo, detto di nucleazione, consiste nell’aprire l’ostrica per circa 2-3 centimetri per poi innestarvi all’interno il nucleo, che in genere è un pezzetto di plastica della forma scelta. In seguito il processo di formazione della perla sarà lo stesso di quello delle perle naturali: l’ostrica coprirà di madreperla l’intruso, assecondando la forma del corpo estraneo inserito (un pezzetto sferico genererà una perla tonda, uno allungato una perla ovale).

Al giorno d’oggi è molto difficile distinguere le perle naturali da quelle di coltura, perché quello che le differenzia è in pratica solo il nucleo interno.
Le perle coltivate sono il risultato di scoperte fatte tra fine Ottocento e inizio Novecento da ricercatori giapponesi, il più famoso dei quali fu Kokichi Mikimoto.
Si noti poi che, dalle conchiglie, si raccoglie non solo la perla: anche la madreperla che riveste l’interno delle valve viene infatti utilizzata nella gioielleria e nella fabbricazione di oggetti ornamentali.
Tra le perle coltivate ci sono poi da distinguere le perle di acqua dolce, dette comunemente “perle di fiume” e le perle di acqua salata o di mare.
PERLE DI ACQUA DOLCE
Le perle di acqua dolce, chiamate più spesso perle di fiume, si formano in 1-6 anni. Un mollusco di acqua dolce è in grado di produrre fino a venti perle in contemporanea, grazie alla maggiore grandezza delle conchiglie. Ne consegue che il prezzo delle perle d’acqua dolce è assai minore rispetto a quello delle perle di acqua salata.
In acqua dolce si possono produrre perle di diversi colori a seconda del tipo di mollusco: bianche, oppure rosa pesca e lavanda.

Le perle di acqua dolce sono prodotte soprattutto in Cina e negli Stati Uniti.
PERLE DI ACQUA SALATA
Le perle di acqua salata o perle marine si formano, all’interno del mollusco, in un tempo che varia dai 5 ai 20 anni. Vengono in genere divise in 3 gruppi:
1) Perle dei Mari del Sud o South Sea. Raccolte nei mari tra l’Australia e l’Indonesia, sono le perle più grandi e rotonde, molto rare e preziose. Sono prodotte dalle ostriche perlifere più grandi del mondo, le Pinctada Maxima, molluschi che possono raggiungere i 30 cm di diametro, in grado di produrre perle da 8 a 20mm.

2) Perle nere di Tahiti. Sono prodotte da un mollusco bivalve chiamato Pinctada Margaritifera o più comunemente Ostrica dalle labbra nere, originario della Polinesia francese. Sono allevate in vari mari del mondo, dal Golfo Persico alla Polinesia, dall’Australia al Giappone. In natura questa ostrica può vivere fino a 30 anni e raggiungere un diametro di 20 cm. Le perle nere di Tahiti sono considerate le più preziose in assoluto.

3) Perle Akoya. Vengono prodotte da un mollusco chiamato Pinctada Fucata, originario della regione indo-pacifica, oggi allevato in vari mari del mondo, soprattutto in Giappone e Australia.

LA FORMA DELLE PERLE
Sebbene nell’immaginario alle perle si associ la forma sferica, esse possono in realtà avere forme diverse a seconda del nucleo che è stato inserito nell’ostrica. Possiamo quindi avere perle più o meno tonde, ovali, a bottone, a goccia, a pera, a forma di croce, barocche, ecc.
Le perle barocche, chiamate anche scaramazze, sono quelle di forma irregolare, non associabile a nessuna figura geometrica.
Molte perle tonde o ovali dai bordi non regolari sono dotate di anelli o cerchi.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE PERLE
Le perle non sono esteticamente tutte uguali, ma vengono classificate in base alla lucentezza. La più pura e riflettente è contrassegnata con la sigla AAA, mentre la meno pura e più opaca da una semplice A. In mezzo ci sono le fasce intermedie AA e A+.
Le perle artificiali
In commercio si trovano anche perle false, apparentemente simili a quelle delle ostriche, ma prodotte artificialmente dall’uomo: possono essere di vetro, di ceramica o plastica. La copertura esterna si fa con materiali e vernici che imitano l’effetto della madreperla. Vengono spesso chiamate perle cerate, perché la tecnica di copertura a immersione è simile a quella che si usa per fare le candele.
Un particolare tipo di perle sintetiche va sotto il nome di perle di Maiorca. Sono prodotte immergendo normali perle di vetro in una “vernice” di copertura composta da scaglie di pesce, resina acrilica e cellulosa, che le rende esteticamente brillanti e molto simili alle perle naturali. Il nome deriva da Majorica, un’azienda spagnola fondata a Barcellona nel 1890, con sede nell’isola di Maiorca, dedita alla produzione di perle di imitazione.
Lascia un commento