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Metalli / Luglio 2020

Nickel Free: cosa significa?

Per “Nickel Free” (letteralmente “libero dal nichel”) nell’opinione comune si intendono oggetti o materiali al cui interno non è presente nichel (a proposito: “nichel” in italiano e “nickel” in inglese).

Ma l’opinione comune non corrisponde in questo caso alla realtà e nemmeno alle normative di legge. Vediamo di capire il perché…

Dal 2006 l’Unione Europea ha emanato alcune regole per la fabbricazione, l’importazione e la commercializzazione di prodotti contenenti nichel che vanno a contatto con parti del corpo (Regolamento CE N. 1907/2006, denominato in genere come regolamento “REACH”).

A differenza di quanto molti credono, tuttavia, questo regolamento non vieta in assoluto la presenza di nichel dentro i nostri bijoux, ma ne regola i limiti di rilascio.

In passato in molte leghe metalliche utilizzate per gioielli e bijoux erano presenti quantità più o meno significative di nichel, perché questo metallo, poco costoso, è particolarmente malleabile e duttile nella lavorazione, e conferisce lucentezza e buona resistenza all’ossidazione.

Si è scoperto però che il nichel crea allergie: queste, tuttavia, non derivano di per sé dalla presenza di nichel nel gioiello, ma dal rilascio di nichel sulla pelle.

Sono stati allora testati metalli sostituitivi al nichel, ma a tutt’oggi l’unico surrogato tecnicamente valido, il palladio, non è commercialmente utilizzabile in quanto molto costoso.

Il Regolamento REACH e le normative che ne sono derivate (EN 1811:2011 e EN 12472:2009) vietano pertanto la fabbricazione e/o l’immissione in commercio di oggetti che abbiano un rilascio di nichel superiore ai limiti consentiti, ossia:

  • per gli oggetti da inserire negli orecchi perforati (orecchini) o in altre parti perforate del corpo umano durante la cicatrizzazione della ferita causata dalla perforazione (piercing) il limite di rilascio è di 0,2 μg/cm2/settimana;
  • per i prodotti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle (collane, braccialetti, ecc.) il limite di rilascio è di 0,5 μg/cm2/settimana.

In conclusione, quindi, la comoda e diffusissima dicitura “Nickel Free” non sarebbe a rigore tecnicamente corretta, in quanto le analisi di laboratorio non sono finalizzate a certificare la quantità “zero” di nickel contenuta all’interno di un prodotto.

Le analisi possono piuttosto stabilire quali sono i limiti di rilascio del nichel contenuto in un prodotto sul corpo umano. In quest’ottica sarebbe certamente più corretto utilizzare la dicitura “Nickel Tested”, che garantisce che un prodotto, anche se contiene nichel, ne rilascia sulla pelle una quantità che si trova al di sotto della soglia pericolosa stabilita per legge e non comporta dunque nessun rischio per la salute, perché non è assimilabile dal corpo.

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